Nel lontano 1431 il nobile veneziano Pietro Querini, commerciante, salpò dal porto di Creta alla volta delle Fiandre per scaricare in quella regione il suo prezioso carico di vino, malvasia per la precisione.
Effettuato il lungo viaggio, Pietro Querini e i suoi 49 uomini di equipaggio, lasciarono le coste fiandresi per fare ritorno nella nostra penisola.
Giunti nel Golfo di Biscaglia, a causa di una burrasca, l’imbarcazione fece avaria, ruppe il timone e fu portata alla deriva arenandosi dopo molti giorni in un arcipelago a nord del Circolo Polare Artico: le isole Lofoten.
Era il 6 gennaio 1432.
Il clima freddo e le giornate molto corte indussero i naufraghi a rimanere al riparo, ma terminati i viveri si misero alla ricerca di cibo.
Trovarono un pesce enorme, di oltre 200 libbre, arenato tra gli scogli, lo cucinarono sulla spiaggia, facendo un grande falò. Gli abitanti dell’isola di fronte, alla vista
del fumo, accorsero per vedere chi c’era su quell’isola deserta.Trovati i naufraghi,
li portarono nelle loro abitazioni dando loro ospitalità.
I nostri connazionali rimasero presso quella popolazione fino all’arrivo della primavera, sistemarono la barca e ritornarono a Venezia… lasciando molti ricordi alle Lofoten (compresi dei figli) e portandosi via quello che era una novità assoluta per la nostra terra: lo stoccafisso.
Nel 1932, cinquecento anni dopo, alle isole Lofoten venne eretto un monumento a ricordo del legame culturale, gastronomico e anche un po’ etnico, tra l’Italia e quelle isole lontane.
Oggi l’Arcipelago norvegese è il più importante produttore di stoccafisso nel mondo e l’Italia il più grande importatore (circa il 90% dell’intera produzione).
I mesi di aprile, maggio, e giugno sono i più indicati per la pesca, perché il merluzzo depone le uova. Il pesce pescato viene privato della testa (riservata al mercato locale), delle interiora e messo a seccare sugli stock (pali di legno costruiti a rastrelliera e sollevati circa a 2 metri da terra), dove perderà circa il 40% del suo peso; 1000 tonnellate di pesce fresco rendono circa 230 tonnellate di stocco. Impilati poi nei magazzini di stoccaggio, vengono controllati uno ad uno, annusati per controllare lo stato di conservazione, divisi per qualità, in base alla lunghezza.
Imballati in sacchi di juta da 50kg. vengono inviati ai vari mercati di consumo: Napoli, Ancona, Vicenza e la Liguria.
E inizia così l’avventura gastronomica dello stoccafisso.